La caduta del protofilosofo by Hans Blumenberg

La caduta del protofilosofo by Hans Blumenberg

autore:Hans Blumenberg
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: archivio ladri di biblioteche
pubblicato: 2013-09-20T22:00:00+00:00


III

Se il concetto fondamentale di Copernico — e cioè che si poteva raggiungere la verità sulle cose del cielo solo tramite una vera teoria sulla terra, che si poteva conoscere ciò che è lontano solo da ciò che è vicino — fosse formulabile sulla scorta della «morale» dell’aneddoto di Talete, allora Francesco Bacone, nonostante il suo deciso rifiuto del copernicanesimo, fu uno di quei copernicani controvoglia, che non riuscirono a sottrarsi a quel principio di cui rigettavano le conclusioni. La «figura» sottesa all’aneddoto di Talete non gli ha dato pace. Un emblema pregnante, e di simile concisione, non può che dare adito a sempre nuove interpretazioni. Bacone, che nei suoi detti spesso si richiama a quanto è comprovato dall’esperienza, detta a memoria nell’autunno del 1624, durante la convalescenza da una grave malattia, una raccolta di apoftegmi tra i quali si trova anche una variante dell’aneddoto di Talete.

Talete cadde in acqua mentre osservava le stelle. Gli fu detto allora che certamente avrebbe potuto indagare le stelle guardando l’acqua, ma che non avrebbe potuto vedere l’acqua rivolgendo lo sguardo soltanto alle stelle53. Bacone non ravvisava in una destinazione soltanto retorica l’utilità della sua raccolta di apoftegmi, ma pensava anche alla prassi quotidiana della vita civile (ad res ge-rendas etiam et usus civiles), ideando a tal fine un canone di situazioni umane, un ricorrere di condizioni «standard» (occasiones autem redeunt in orbem) che l’uomo doveva essere in grado di fronteggiare in ogni circostanza, col ricorso a una gamma di soluzioni comprovate dall’esperienza, proprio come il giurista Bacone era abituato a fare sulla base delle sentenze giuridiche. L’aneddoto, così come egli lo modifica, si avvicina infatti anche a una norma della vita pratica, quella cioè che suggerisce di preferire la via indiretta se quella diretta comporta rischi sconosciuti. Bacone, predisposto all’interpretazione allegorica, fa cadere Talete nell’acqua (di cui non si fa parola nella tradizione) anche perché, così facendo, egli può riportarsi agli inizi della via speculativa della filosofia: secondo i dossografi Talete riteneva non solo che la terra galleggiasse sull’oceano, ma che tutto avesse origine dall’acqua.

La situazione figurativa dell’aneddoto è trascurata, poiché a Bacone interessa di più la massima convincente, il buon consiglio. In questa «morale» non abbiamo a che fare con l’intervento del testimone oculare, né con il dileggio della servetta, ma con una generalizzazione dell’accaduto attuata successivamente da uomini assennati.

Del resto Bacone conosceva bene e da lungo tempo l’aneddoto. Già vent’anni prima di compilare la sua raccolta di apoftegmi, lo aveva utilizzato nel suo scritto Della dignità e del progresso delle scienze per invitare allo studio delle arti meccaniche (artes mechanicae). Sembra che il sottoporsi alla ricerca e all’osservazione dei fenomeni meccanici ferisca l’orgoglio degli eruditi, a meno che non si tratti di arti misteriose oppure di oggetti lontani ed enigmatici. Dai grandi precursori (grandia exempla) non c’è da aspettarsi, a tale riguardo, la guida migliore né la più sicura; appunto a questo si fa riferimento, non senza acutezza (non insulse), nella ben nota favola del filosofo. Bacone non fa qui il nome del filosofo che cade nell’acqua mentre osserva le stelle col viso rivolto al cielo.



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